“Il grado di civiltà dei popoli si misura dalrispetto che hanno per l’ambiente” recita un detto di cui è impossibile contestare la validità. Ormai è chiaro a tutti che, per assicurare la sopravvivenza all’Umanità e a tutti gli altri esseri viventi, è indispensabile rendere lo sviluppo compatibile con l’ambiente. Bisogna fare anche in fretta. Infatti il surriscaldamento del clima sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai e delle aree ghiacciate polari e questo fenomeno, facendo innalzare il livello dei mari e degli oceani, provocherà il progressivo allagamento di zone e città costiere. Il clima sta diventando monsonico anche in aree diverse da quelle interessate normalmente dal fenomeno, creando problemi a coltivazioni e territori. Alla luce di ciò, è diventato di vitale importanza per gli uomini adottare su vasta scala comportamenti virtuosi, filantropici, solidali e rispettosi dei posteri. Ormai diventata indispensabile una strettaalleanza tra economia ed ambienteperché se la prima è importante per vivere, la salvaguardia del secondo è indispensabile per la sopravvivenza degli esseri viventi sulla Terra. La globalizzazione di un’infinità di problemi rende necessaria anche la globalizzazione delle soluzioni. D’altra parte è un paradosso che l’Uomo si affanni a scoprire altri pianeti e distrugga quello in cui è costretto a vivere.
Le responsabilità dell’Occidente
L’Occidente ha la grande responsabilità di non aver impedito che nei Paesi in espansione economica come la Cina e l’India si diffondesse il suo modello di sviluppo industriale, dei cui limiti è ben consapevole, inducendo queste economie emergenti a compiere gli stessi suoi errori in materia ambientale. Ciò è imperdonabile perché avrebbe dovuto fare tesoro dell’esperienza acquisita in due secoli di sviluppo industriale e proporre loro, con forza, una gestione delle risorse più oculata, nonché un progresso economico meno inquinante e più a misura d’uomo. La conseguenza è che in Cina ed India si stanno creando le condizioni perché problemi gravi come l’inquinamento si verifichino in modo devastante come da noi. Si pensi solo a quando, fra qualche decennio, gli abitanti di queste aree, che sono le più popolose del mondo (oltre due miliardi e mezzo di abitanti), saranno in grado di acquistare ed usare in massa le automobili funzionanti con carburanti di origine fossile. Tra l’altro ilpetrolio, che è la fonte energetica principale sia dei Paesi industrializzati sia di quelli emergenti, è stato la causa di molte guerre sanguinose negli ultimi decenni; di conseguenza sta condizionando pesantemente la politica mondiale e le alleanze fra gli stati. Si consideri che la Cina, per soddisfare il suo crescente fabbisogno di petrolio, sta depredando di questa risorsa ampie zone del continente africano. Così facendo contribuisce ad impoverire le popolazioni di quei territori, nonché ad alimentare i flussi migratori verso l’Europa.
Egemonia occidentale e politiche ambientali
Fino a non molto tempo fa l’Occidente, Stati Uniti in testa, era egemone nel mondo ed aveva la possibilità di sviluppare ed esportare nei Paesi emergenti una politica energetica alternativa, fondata su materie ecocompatibili e sullo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili (impianti eolici, fotovoltaici). Un ruolo sostitutivo rispetto ai combustibili fossili come il petrolio, che è altamente inquinante, avrebbero potuto averlo fonti di energia alternativa, pulita e rinnovabile come l’etanolo.