Nei prossimi 4 anni Eni investirà in Africa oltre 20 mld/€; una cifra che rappresenta quasi il 60% degli investimenti complessivi del Gruppo e che, a lungo termine, lieviterà ulteriormente (e molto) per sviluppare i giacimenti giant scoperti di recente. Lo ha detto venerdì scorso l’a.d. Claudio Descalzi parlando all’Agenzia Internazionale dell’Energia nel corso di un intervento dal titolo “African Development and access to energy“, di cui è stato protagonista nell’ambito dell’iniziativa ‘IdEAs-Distinguish Speaker Series’. Negli ultimi anni il Cane a sei zampe – ha spiegato – ha progressivamente accresciuto la sua presenza nel Continente ed oggi è la prima compagnia d’Africa. Tuttavia le operazioni della Corporate non sono limitate al solo settore idrocarburi; al contrario, crescono le attività in settori no-core. Solo così – ha sottolineato l’a.d. – si diventa “credibili agli occhi delle popolazioni locali“. Un approccio (oggi definito ‘dual flag’) che “risale ad Enrico Mattei, e consiste nel favorire l’accesso all’energia, diversificare il mix ma anche nel portare avanti progetti nei campi dell’educazione, della salute e dell’agricoltura“. Il segreto del successo di Eni – ha poi detto con una punta di ironia – è il “forte impegno nei campi dell’esplorazione e della produzione, unito a una grande dose di fortuna“. Ora, data la complementarietà tra i due continenti, è giunto il momento di spingere a fondo sulla cooperazione tra Europa e Africa. “L’Europa – infatti – non ha energia e ha bisogno di diversificare gli approvvigionamenti, mentre l’Africa ha molte risorse energetiche ma necessita di sviluppo“. Per il Vecchio Continente è urgente diversificare le fonti di gas naturale, perché “in quattro o cinque anni ci sarà la necessità di affrontare una diminuzione rapida della produzione interna, che non potrà essere bilanciata dall’approvvigionamento russo“. Ma ampliare il mix è un’esigenza anche per l’Africa, che ricava energia prevalentemente da petrolio e gas naturale. Anche su questo punto dunque, la cooperazione tra i due continenti può dare buoni frutti: “L’urgenza di dover trovare biomassa – ha detto Descalzi sul punto – si combina con quella di salvare persone che, in molte zone dell’Africa, hanno un accesso limitato all’energia. C’è il bisogno di dare una forte spinta a grandi investimenti nella ricerca di biomassa“. Un’ulteriore opportunità per l’Europa di “lavorare in Africa per l’Africa“.
Fonte: Staffetta Quotidiana