Solidità finanziaria e sostenibilità ambientale: è questo il dna di Eni, come dimostrato dal modello presentato a Parigi dall’Amministratore Delegato Claudio Descalzi e dal Chief Development Operations & Technology Officer Roberto Casula. L’obiettivo principale del gruppo è legato allo sviluppo sostenibile delle risorse energetiche, studiato sulla base di un dato che non può essere sottovalutato: nei prossimi decenni si assisterà a una crescita della popolazione mondiale di quasi due miliardi, con conseguente incremento dell’energia richiesta (quasi il doppio). Una sfida cruciale che richiede il giusto bilanciamento tra la massimizzazione dell’accesso a tale energia e l’attenzione rivolta al cambiamento climatico. Come affrontare questa prova? La soluzione sta nel giusto mix tra competenza e innovazione, gestione dei rischi e compliance: un modello che tenga conto del supporto e dello sviluppo delle comunità locali, della minimizzazione dei rischi e degli impatti sociali e ambientali e che miri alla decarbonizzazione. Non è sufficiente un occhio al bilancio nella strutturazione di un piano per il futuro, specialmente se si opera in un comparto delicato come quello energetico. Nel corso della presentazione, Claudio Descalzi e Roberto Casula hanno inoltre elencato i progetti sviluppati in Africa, in particolare in Libia e in Egitto. Uno sforzo da 600 milioni di dollari che toccherà il miliardo di Euro entro il 2019. Il discorso si è soffermato successivamente sul business dell’esplorazione, al quale si è affiancato uno stretto controllo dei rischi e dell’impatto sociale e ambientale. La strada verso la decarbonizzazione, infine, si gioca sul mix di gas e rinnovabili, l’unico metodo per arrivare a un’economia a più basse emissioni. In chiusura, i due manager hanno fatto il punto sullo stop della produzione di Goliat, esprimendo la loro soddisfazione per quanto avvenuto.

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