L’azienda elettrica rinuncia ai combustibili fossili quando il 40% della sua produzione proviene dall’eolico, dall’idroelettrico, dal solare e dalla geotermia. Greenpeace applaude.

Il gigante italiano Enel ha fatto grandi passi in avanti. Greenpeace riconosce che il gruppo italiano è sulla buona strada per diventare “il primo gigante energetico veramente verde”. Un approccio prevalentemente finanziario. “Questo è il mio obiettivo”, conferma a Le Monde Francesco Starace, in visita a Parigi per le riunioni a margine della Conferenza Mondiale sul Clima. Ore prima, martedì 8 dicembre, l’Ad di Enel si è impegnato, assieme ad altri 113 vertici di multinazionali (Ikea, Procter, & Gamble, Wal-Mart, Sony…) a fissare entro due anni degli obiettivi quantificati e verificati da organizzazioni indipendenti per limitare a 2 C il riscaldamento climatico globale. Una semplice conferma, perché Enel aveva assunto quest’impegno già prima della COP21. Il gruppo italiano vuole arrivare a emettere zero CO₂ entro il 2050. Ingegnere nucleare per formazione, Francesco Starace ha guidato per sei anni Enel Green Power, la società per le rinnovabili di Enel, prima di essere nominato Amministratore Delegato del gruppo in aprile 2014, Francesco Starace ha fatto intraprendere al gruppo un cambio di strategia “Dobbiamo abbandonare la generazione di energia elettrica legata all’emissione di CO₂” dice. “Ma siamo di fronte a richieste contrastanti: produrre e distribuire energia elettrica; offrire il miglior prezzo ed emettere il minor quantitativo di CO₂ possibile”. Enel genera energia elettrica per quasi il 40% da fonte eolica, idroelettrica solare e geotermica. L’azienda prevede di arrivare al 50% in quattro anni e realizzare lo “zero CO₂” nel 2050. Una delle sue prime decisioni è stata quella di pianificare l’arresto definitivo nella penisola di 23 impianti a combustibili fossili entro il 2019. Di questi 13.000 megawatt (MW), 8000 MW sono già stati dismessi. “È la metà del nostro parco centrali in Italia” dice Francesco Starace, ammettendo come la decisione sia spinta da motivi economici prima ancora che ecologici.

L’imperativo categorico

Per l’ad di Enel i combustibili fossili non hanno futuro nella generazione di elettricità. Anche il gas può essere, secondo Francesco Starace, uno strumento per la transizione energetica al 2025. Francesco Starace non crede nella tecnologia di cattura e stoccaggio della CO₂ associata alle centrali a carbone, tecnologicamente comprovata ma finanziariamente rovinosa. E non crede nemmeno nel nucleare, respinto in massa dagli italiani con il referendum del giugno 2011. “E troppo rischioso investire miliardi di euro in grandi centrali nucleari o a carbone la cui costruzione richiede cinque o dieci anni e che entrano in esercizio quando ormai il contesto è mutato”, sostiene Francesco Starace. Una strategia opposta a quella di EDF, che prevede di rinnovare tutti o parte dei suoi 73 reattori nucleari in Francia e nel Regno Unito. L’amministratore Delegato di Enel raccomanda un cambiamento radicale nel modello economico delle grandi “utilities”. “Dobbiamo costruire molte più centrali, ma molto più piccole” dice. Per sostenere la sua strategia di sviluppo delle rinnovabili, Enel Green Power, costituito nel 2008 ed entrato in borsa nel 2010, sarà reintegrato nella casa madre. Su 18 miliardi di investimenti in crescita previsti in cinque anni, la metà sarà dedicata alle rinnovabili, un terzo alla digitalizzazione delle reti (contatori intelligenti, smart grids o reti di distribuzione intelligenti) e il resto alle altre fonti energetiche (termoelettrici e idroelettrico). Le rinnovabili sono diventate virtuose dal punto di vista economico. “Abbiamo finito con gli incentivi, queste fonti sono molto competitive” taglia corto Francesco Starace. In Brasile l’eolico è più conveniente di gas e carbone. Anche collocarsi lungo la scia del progresso tecnologico è un imperativo categorico. “La digitalizzazione è un complemento indispensabile alle energie rinnovabili e le reti elettriche vanno digitalizzate” aggiunge Francesco Starace. “Con le rinnovabili e le reti intelligenti abbiano tanta innovazione e flessibilità” Quindici anni dopo la prima ondata di installazioni di contatori intelligenti che aveva reso L’Italia il leader mondiale in questo settore, Enel intende installare nuovi contatori intelligenti per ottimizzare la produzione e il consumo di energia elettrica.

L’avanguardia di una rivoluzione inevitabile

L’amministratore Delegato Francesco Starace vuole che Enel sia in prima linea rispetto ad una “inevitabile” rivoluzione nel settore energetico. Le aziende europee hanno perso centinaia di miliardi di euro dalla fine degli anni 2000 tra il crollo della loro capitalizzazione di mercato e la forte svalutazione di asset quali le centrali elettriche. Tutte si sono indirizzate verso le rinnovabili e le smart grid, in maniera più o meno audace in base a modelli diversi. EDF rimane un caso unico, con il 75% di energia elettrica prodotta da fonte nucleare. Ma il gruppo vuole vendere la generazione a carbone e raddoppiare la sua potenza installata nell’eolico e nel solare in Europa entro il 2030. La spagnola Iberdrola, come l’operatore francese, ha reintegrato nella casa madre le sue attività rinnovabili, un tempo raggruppate sotto una controllata. La tedesca E.On si è scissa per mantenere solo le energie “pulite”, le reti e l’efficienza energetica, confinando la produzione “sporca” in una società ad hoc; i compatrioti di RWE si apprestano a fare lo stesso. Engie (ex GDF Suez), che ha svalutato attivi di generazione da fonti fossili per 15 miliardi nel 2014, vuole diventare il “leader europeo nella transizione energetica”.

FONTE: Le Monde.fr
AUTORE: Angela Zoppo

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